Effetti del Caregiving sull’Equilibrio Familiare

Come interviene la malattia sulle dinamiche relazionali tra genitori e figli nelle varie fasi del ciclo di vita? di Isabella Cardani e Grazia Manerchia – 8/3/2023

 

Effetti del Caregiving sull’Equilibrio Familiare: come interviene la malattia sulle dinamiche relazionali tra genitori e figli nelle varie fasi del ciclo di vita?

Il 24 febbraio si è tenuto il webinar dal titolo: “Effetti del caregiving sull’equilibrio familiare: come interviene la malattia nelle dinamiche relazionali tra genitori e figli nelle varie fasi del ciclo di vita”.

Il Webinar, organizzato da Roberta Vaccaro, psicologa-psicoterapeuta, responsabile dell’Area di Interesse Invecchiamento consapevole dei Laboratori Scientifico Culturali ha visto l’intreccio delle AI Età evolutiva, Terapia Genitoriale e, appunto Invecchiamento Consapevole.

Simona Abbondanza ci ha parlato di come il tema del caregiving familiare abbia a che fare con la complessità delle relazioni all’interno della famiglia e di come il terapeuta abbia l’obiettivo di favorire “ponti”, collegamenti, tra le varie parti, favorendo la comunicazione, ad esempio, tra un figlio e il suo caro che sta invecchiando.
Anche se il cambiamento è ineludibile, a volte diventa davvero difficile riconoscere l’altro, ma riconoscere anche solo qualche segno o indizio consente di ritrovare l’identità di una persona.
Prendersi cura di una persona malata causa un notevole stress, sia a livello fisico, che a livello sociale, poiché è un compito sconosciuto ed imprevedibile, dove diventa importante comprendere i bisogni della persona. Così anche il ricovero, pur essendo di sollievo alla famiglia, è causa di stress per i sensi di colpa che esso suscita.
Pertanto, è necessario che l’equipe di cura riconosca il ruolo del caregiver e i suoi bisogni: in questo modo ci sarà un effetto positivo anche sul paziente.
Sono stati presentati alcuni casi emblematici dove la problematica del caregiver è stata messa in relazione al significato personale. Alcuni, molto focalizzati sui sintomi fisici, fanno continue proposte di “attività” e chiedono “numerosi consulti”, altri provano vergogna per la malattia del familiare e chiedono aiuto per questo, alcuni si sacrificano totalmente caricandosi di tutto, incapaci di delegare, ed infine altri ancora proiettano la colpa all’esterno.

Marta Rizzi ha presentato, attraverso la descrizione di un caso clinico, la difficoltà di una madre di accettazione della diagnosi di malattia di Alzheimer della “sua” mamma. Da ciò derivavano ulteriori fatiche da parte della paziente nel prendersi cura del genitore oltre a riflessi emotivi sui bambini. In questo caso il lavoro del terapeuta ha avuto come obiettivo quello di favorire
l’accettazione della malattia, favorire la relazione nonna-nipoti, lavorare sul concetto di “cura di sé”.
In un altro caso, invece, è diventato importante per la paziente il “ritrovare” un genitore nella malattia riuscendo a riconciliarsi con aspetti di affetto, calore, contatto. La paziente si è così riappacificata con aspetti irrisolti del passato, ridando senso al proprio legame e passando dall’ “obbligo parentale” a una scelta di amore.

Isabella Cardani ci ha raccontato di come l’esordio della malattia di un genitore per un figlio in età evolutiva possa essere percepita come una minaccia alla sicurezza acquisita fino ad allora.
Gli effetti sul figlio di un evento altamente stressante qual’è la malattia di un genitore dipendono dall’età del figlio (particolarmente delicato è il periodo dell’adolescenza), la sicurezza dell’attaccamento, le risorse della famiglia. Il lavoro del terapeuta cercherà di sviluppare i fattori protettivi familiari, favorendo una comunicazione aperta e l’elaborazione dei conflitti.

Isabella Cardani
Grazia Manerchia

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