Lutto e Paziente Grave

Fisiopatologia del Lutto sullo Spettro delle Emozioni - 19/10/2022

Lutto e Paziente Grave

Fisiopatologia del Lutto sullo Spettro delle Emozioni

 

Antonia 28 anni, impiegata, abita con i suoi genitori. Ha alle spalle una storia di trascuratezza in famiglia durante l’infanzia. Conduce una regolare vita lavorativa ed ha una buona trama di rapporti sociali. Giunge in terapia dopo la morte della sua vicina di casa ormai anziana. La signora è stata sorpresa dai ladri in casa che l’hanno percossa e lasciata sul pavimento. Antonia non l’ha potuta vedere un’ultima volta, nonostante l’anziana donna avesse chiesto esplicitamente che passasse a salutarla. Antonia rimugina su molte domande, non riesce a spiegarsi come sia possibile che accada una cosa simile, si chiede come abbiano fatto i ladri ad entrare in casa, se la donna ha avuto paura, se ha sofferto.
A distanza di due mesi dalla morte della anziana vicina di casa, Antonia comincia a lamentare sintomi “strani”. Sostiene di ritrovarsi in posti in cui non voleva andare, che i colleghi di lavoro le parlano di cose che non ricorda di aver detto o fatto e che qualche volta si sente staccata dal suo corpo, senza più la capacità di muoversi. Io le chiedo, ma questo le è capitato in occasione di altri lutti? E lei risponde «no dottore, quando è morta mia nonna ero a lavoro, e dopo sono andata in palestra, sono tornata a casa a ora di cena. Mi dispiaceva certo, ma stavolta sono 
distrutta».

 

Cosa ha innescato la sintomatologia dissociativa?
In questo caso è cruciale la storia di sviluppo della paziente o piuttosto le circostanze della perdita sono state emotivamente soverchianti?
Quali aspetti cognitivi è utile analizzare nel processo di cura?
Cosa incide sull’elaborazione del lutto?
Che cosa permette al paziente di creare la relazione in “assenza” per sentire vicina la persona che è mancata?
Queste e molte altre domande sono state oggetto di discussione durante il webinar del sette ottobre scorso, intitolato “Fisiopatologia del Lutto sullo Spettro delle Emozioni“.

 

Dopo una breve introduzione sui principi generali di elaborazione del lutto e sulle teorie che permettono di inquadrare in clinica il lutto complicato, abbiamo dedicato ampio spazio al lavoro che l’area d’interesse Il Paziente Grave sta facendo con i pazienti che portano un lutto in seduta.

 

La perdita di una persona significativa per quanto possa essere un evento atteso, giunge in maniera talmente improvvisa che la mente e il corpo faticano nell’immediato a dare senso a ciò che è accaduto, e si assiste ad un transitorio fenomeno dissociativo a cui fanno seguito le fasi dell’elaborazione del lutto. Tali fasi non procedono sempre in maniera ordinata, ma al contrario l’elaborazione procede in molte direzioni, non solo in una, e non a senso unico. Si può elaborare un’emozione mentre si fatica con un’altra. Ogni lutto è differente, ogni itinerario luttuoso si snoda attraverso fattori che favoriscono, o al contrario osteggiano, la sua elaborazione. Come ogni fenomeno fisiologico, anche il lutto può andare incontro a patologia, e si parla di lutto complicato quando si assiste ad un rallentamento o un blocco dell’elaborazione di una perdita.

 

Il focus dell’area d’interesse è il paziente grave, e parlando di lutto complicato ci si sta concentrando sulle dinamiche di cambiamento innescate dal lutto, il vissuto spirituale del paziente e tipo/circostanza della morte.
Come terapeuti ci possiamo domandare “Che impatto ha avuto il lutto in questo momento della vita del paziente?”. Oltre a domandarsi “Chi è mancato?”, ci domandiamo anche “Cosa sia mancato alla morte di una tal persona?”, ovvero guardiamo la parte soggettiva del lutto, e “Cosa ha lasciato nella vita del mio paziente il lutto in questione?”. Ci si può anche domandare “Che strumenti ha il paziente per costruire una nuova relazione in assenza, e quali pezzetti di una relazione interrotta egli può utilizzare per crearne una nuova?”

 

L’obiettivo del gruppo di lavoro dei Laboratori Scientifico Culturali del CTC, che hanno tenuto in ottobre il primo incontro dedicato a questo tema, è raccogliere dati, a scopo di ricerca, intervisione, divulgazione ed intervento di formazione e informazione sul territorio, in particolare indirizzato a pazienti gravi, considerati tali per la presenza di una comorbosità psichiatrica, ma in senso generale, indirizzato a tutti.

 

Nessuna terapia può curare la mancanza. L’obiettivo terapeutico in un lutto complicato può essere di affiancare il paziente che ha bisogno di recuperare una traiettoria di elaborazione o trovarne una. Ci sono pazienti che non riescono a venire in contatto con le proprie emozioni, così necessarie però, per elaborare la perdita. La vita del sopravvissuto può essere una vita “amputata”, oppure una vita in cui esistono anche relazioni con persone non più vive. Le persone che vengono a mancare, che si ritirano, come fa la marea, lasciano a chi rimane, pezzi preziosi di sé, utili per sentirli in qualche modo presenti con meno dolore, meno fatica o anche con un senso di pace o di gratitudine.

 

Augusto S. Altavilla

 

NB: In questo articolo non si fa riferimento a persone o fatti reali, lo scenario descritto è frutto della fantasia dell’autore, e volto a dare una rappresentazione della tipologia di situazioni che si affrontano tipicamente nelle circostanze oggetto di questo studio.